Carcinoma a cellule renali avanzato: Ok della Commissione Europa a cabozatinib in prima linea

Roma, maggio 2018 – La Commissione Europea (EC) ha approvato cabozantinib, al dosaggio di 20 mg, 40 mg e 60 mg, per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con carcinoma a cellule renali (RCC) avanzato a rischio ‘intermediate’ o ‘poor’. Questa approvazione permette la commercializzazione di cabozantinib per questa indicazione in tutti i 28 Stati membri dell’Unione Europea, in Norvegia e Islanda.

“L’approvazione odierna della Commissione Europea rappresenta un passo in avanti per i pazienti con tumore avanzato del rene in Europa, che potranno accedere a una nuova opzione di trattamento orale in prima linea che offre un significativo miglioramento rispetto allo standard di cura”, ha affermato Harout Semerjian, Executive Vice President, Chief Commercial Officer, Ipsen. “Ipsen mantiene l’impegno di migliorare le vite dei pazienti continuando a sviluppare nuove terapie ed espandendo il potenziale di cabozantinib per diverse indicazioni”.

Giuseppe Procopio, Responsabile S.S. Oncologia medica genitourinaria della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha aggiunto: “Il valore del trattamento con cabozantinib è stato confermato dai dati ottenuti da studi clinici, e fin dal 2016 i medici hanno testato il suo potenziale in pazienti già pretrattati con terapia VEGF-target. Per entrambe queste ragioni, i medici saranno lieti di poter accedere presto a questa nuova opzione di trattamento in prima linea per i pazienti con RCC avanzato a rischio ‘intermediate’ o ‘poor’”.

La decisione della Commissione Europea si basa sullo studio CABOSUN che ha dimostrato che cabozantinib può significativamente prolungare la sopravvivenza libera da progressione (PFS), rispetto a sunitinib, nei pazienti naïve al trattamento con RCC avanzato. Cabozantinib è la prima e unica monoterapia ad aver dimostrato un’efficacia clinica superiore rispetto a sunitinib nei pazienti naïve al trattamento con RCC avanzato a rischio ‘intermediate’ o ‘poor’.

Lo studio CABOSUN

Il 23 maggio 2016, Exelixis ha annunciato che lo studio CABOSUN aveva raggiunto l’endpoint primario, dimostrando un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della PFS rispetto a sunitinib in pazienti con RCC avanzato a rischio ‘intermediate’ o ‘poor’ secondo i criteri IMDC (International Metastatic RCC Carcinoma Database Consortium), determinati con valutazione dello sperimentatore. CABOSUN è stato condotto da The Alliance for Clinical Trials in Oncology, come parte della collaborazione di Exelixis con NCI-CTEP. Questi risultati sono stati presentati per la prima volta al congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) 2016 dal dott. Toni Choueiri e pubblicati sull’European Journal of Cancer (Choueiri, Eur J Cancer 2018).[i]

Il 19 giugno 2017, Exelixis ha annunciato che l’analisi della revisione in cieco di una ‘independent radiology review committee’ (IRC) ha confermato i risultati dell’endpoint primario di efficacia, la sopravvivenza libera da progressione (PFS), valutato dallo sperimentatore, nello studio randomizzato di fase II CABOSUN, con cabozantinib vs sunitinib, in pazienti non trattati precedentemente con carcinoma a cellule renali (RCC) avanzato a rischio ‘intermediate’ o ‘poor’, secondo i criteri dell’International Metastatic Renal Cell Carcinoma Database Consortium (IMDC). Sulla base dell’analisi dell’IRC, cabozantinib ha dimostrato una riduzione clinicamente e statisticamente significativa del tasso di progressione della malattia o di morte, misurata con la PFS. L’incidenza di eventi avversi (di qualsiasi grado) e l’incidenza di eventi avversi di grado 3 o 4 tra cabozantinib e sunitinib erano comparabili.

CABOSUN è uno studio randomizzato, in aperto, controllato vs principio attivo, di fase II, che ha arruolato 157 pazienti con RCC avanzato, classificati a rischio ‘intermediate’ o ‘poor’ secondo i criteri IMDC. I pazienti sono stati randomizzati 1:1 a ricevere cabozantinib (60 mg una volta al giorno) o sunitinib (50 mg una volta al giorno, con schedula 4 settimane on/2 off). Endpoint primario era la PFS; endpoint secondari erano la sopravvivenza globale e il tasso di risposta obiettiva. I pazienti eleggibili dovevano avere carcinoma renale a cellule chiare localmente avanzato o metastatico, performance status ECOG 0 -2 e categoria di rischio ‘intermediate’ o ‘poor’ secondo i criteri IMDC (Heng, J Clin Oncol 2009).[ii] Venivano esclusi i pazienti sottoposti a un precedente trattamento sistemico per RCC.

 

Il carcinoma a cellule renali in stadio avanzato

Con un’incidenza che tende a crescere del 22% entro il 2020, il carcinoma a cellule renali (RCC) potrebbe divenire uno dei tumori che aumentano più rapidamente nel mondo.[iii] Le terapie target che includono gli inibitori delle tirosin-chinasi (TKI) del recettore VEGF (VEGFR), introdotte una decina di anni fa, hanno significativamente trasformato il panorama dei trattamenti per il RCC avanzato.[iv]

Le elaborazioni statistiche del 2017 dell’American Cancer Society indicano il tumore del rene come una delle prime dieci forme più diagnosticate di cancro sia negli uomini che nelle donne negli Stati Uniti.[v] Il carcinoma renale a cellule chiare è il tipo più comune di cancro del rene tra gli adulti.[vi] Se rilevato agli stadi iniziali, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è alto. Nei pazienti con RCC avanzato o metastatico, tuttavia, il tasso di sopravvivenza a cinque anni si riduce al 12%, e nessuna cura è stata identificata per questa malattia.[vii] Circa 30.000 pazienti negli Stati Uniti e 68.000 in tutto il mondo richiedono un trattamento.[viii]

La maggior parte dei carcinomi renali a cellule chiare presenta livelli più bassi del normale di una proteina denominata von Hippel-Lindau, che porta a elevare i livelli di MET, AXL e VEGF.[ix]-[x] Queste proteine promuovono l’angiogenesi tumorale, cioè la crescita di nuovi vasi, la crescita del tumore, l’invasività e la metastasi.[xi] [xii] [xiii], [xiv] MET e AXL possono fornire vie di fuga al tumore portando alla resistenza agli inibitori del VEGFR.[xii]

Cabozantinib

Cabozantinib è una piccola molecola somministrata per via orale che inibisce recettori come VEGFR, MET, AXL e RET. In modelli preclinici, cabozantinib ha mostrato di inibire l’attività di questi recettori, che sono coinvolti in processi cellulari normali e patologici, come l’angiogenesi tumorale, l’invasività, la metastasi e la resistenza ai farmaci.

A febbraio 2016, Exelixis e Ipsen hanno annunciato un accordo esclusivo di licenza per la commercializzazione e l’ulteriore sviluppo di indicazioni di cabozantinib fuori da Stati Uniti, Canada e Giappone. Questo accordo è stato modificato a dicembre 2016 per includere i diritti di commercializzazione di Ipsen in Canada. Il 25 aprile 2016, la FDA ha approvato cabozantinib

in compresse per il trattamento di pazienti con RCC avanzato che avevano ricevuto una precedente terapia anti-angiogenica e, il 9 settembre 2016, la Commissione Europea ha approvato cabozantinib in compresse per il trattamento del RCC avanzato in pazienti adulti che avevano ricevuto una precedente terapia target verso il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) nell’Unione Europea, in Norvegia e Islanda. Cabozantinib è disponibile nei dosaggi di 20 mg, 40 mg e 60 mg. La dose raccomandata è di 60 mg per via orale, da assumere una volta al giorno.

Il 19 dicembre 2017, Exelixis ha ricevuto l’approvazione dall’FDA per cabozantinib con indicazione allargata nel trattamento del RCC avanzato.

Il 17 maggio 2018, Ipsen ha annunciato che la Commissione Europea ha approvato cabozantinib per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con carcinoma a cellule renali avanzato a rischio ‘intermediate’ o ‘poor’ nell’Unione Europea, in Norvegia e Islanda.

Ipsen

Ipsen è un Gruppo bio-farmaceutico globale focalizzato sull’innovazione e sulle cure specialistiche. Il Gruppo sviluppa e commercializza farmaci innovativi nell’ambito di tre aree terapeutiche chiave: oncologia, neuroscienze e malattie rare. Il suo impegno nell’oncologia è rappresentato dal suo crescente porfolio di terapie chiave per il tumore della prostata, i tumori neuroendocrini, il carcinoma renale e il cancro del pancreas. Ipsen possiede inoltre una branca di Consumer Healthcare ben consolidata. Con vendite totali superiori a 1,9 miliardi di dollari nel 2017, Ipsen commercializza più di 20 farmaci in più di 115 Paesi, con una presenza commerciale diretta in più di 30 Paesi. La R&S di Ipsen è focalizzata sulle sue piattaforme tecnologiche innovative e differenziate localizzate nel cuore di importanti hub biotecnologici e di scienze umane (Parigi-Saclay, Francia; Oxford, Regno Unito; Cambridge, Stati Uniti). Il Gruppo dà lavoro a circa 5.400 persone in tutto il mondo. Ipsen è quotato a Parigi (Euronext: IPN) e negli Stati Uniti con un programma di Sponsored Level I American Depositary Receipt (ADR: IPSEY). Per ulteriori informazioni su Ipsen visita il sito www.ipsen.com.

Per informazioni

Sandra Lanzi
02 39224.1 Sandra.lanzi@ipsen.com

Bibliografia:

[i] “Choueiri TK, Hessel C, Halabi S, et al. Cabozantinib versus sunitinib as initial therapy for metastatic renal cell carcinoma of intermediate or poor risk (Alliance A031203 CABOSUN randomised trial): Progression-free survival by independent review and overall survival update. Eur J Cancer. 2018;94:115-25.
[ii] Heng D.Y., Xie W., Regan M.M., et al. Prognostic factors for overall survival in patients with metastatic renal cell carcinoma treated with vascular endothelial growth factor-targeted agents: Results from a large, multicenter study. Journal of Clinical Oncology. 2009; 27:5794-5799.
[iii] Ferlay J, Soerjomataram I, Dikshit R, et al: Cancer incidence and mortality worldwide: sources, methods and major patterns in GLOBOCAN 2012. Int J Cancer 136:E359-86, 2015
[iv] Jacobsen J, Grankvist K, Rasmuson T, et al. Expression of vascular endothelial growth factor protein in human renal cell carcinoma. BJU Int. 2004;93:297–302. [v] American Cancer Society. Cancer Facts & Figures 2017. Atlanta: American Cancer Society; 2017.
[vi] Jonasch E., Gao J., Rathmell W.K., Renal cell carcinoma. BMJ. 2014; 349:g4797.
[vii] Ko, J. J., Choueiri, T.K., et al. First-, second- third-line therapy for mRCC: benchmarks for trial design from the IMDC. British Journal of Cancer. 2014; 110: 1917-1922.
[viii] Decision Resources Report: Renal Cell Carcinoma. October 2014 (internal data on file).
[ix] Harshman, L.C. and Choueiri, T.K., Targeting the hepatocyte growth factor/c-Met signaling pathway in renal cell carcinoma. Cancer J. 2013; 19(4):316-23.
[x] Rankin et al., Direct regulation of GAS6/AXL signaling by HIF promotes renal metastasis through SRC and MET. Proc Natl Acad Sci U S A. 2014; 111(37):13373-8. [xi] Zhou L, Liu X-D, Sun M, et al. Targeting MET and AXL overcomes resistance to sunitinib therapy in renal cell carcinoma. Oncogene. 2016;35(21):2687–2697.
[xii] Koochekpour et al.,The von Hippel-Lindau tumor suppressor gene inhibits hepatocyte growth factor/scatter factor-induced invasion and branching morphogenesis in renal carcinoma cells. Mol Cell Biol. 1999; 19(9):5902–5912.
[xiii] Takahashi A, Sasaki H, Kim SJ, et al. Markedly increased amounts of messenger RNAs for vascular endothelial growth factor and placenta growth factor in renal cell carcinoma associated with angiogenesis. Cancer Res.1994;54:4233-4237.
[xiv] Nakagawa M, Emoto A, Hanada T, Nasu N, Nomura Y. Tubulogenesis by microvascular endothelial cells is mediated by vascular endothelial growth factor (VEGF) in renal cell carcinoma. Br J Urol. 1997;79:681-687

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